La strategia per PA Digitale 2026, nota come Italia Digitale 2026, individua gli obiettivi e le iniziative per la digitalizzazione delle Pubbliche Amministrazioni italiane, all’interno del PNRR Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Da questo sforzo per colmare il gap digitale nel Paese e portare l’Italia tra gli Stati Europei che trainano la digitalizzazione, deriva l’implementazione dei progetti per l’informatizzazione e la digitalizzazione della PA prevista dal PNRR.
Gli Enti pubblici sono alle prese con una vera e propria rivoluzione in un settore, quello del digitale, che riguarda da vicino i diritti dei cittadini e il loro contatto con le PA. Le competenze digitali interne non sempre risultano sufficienti, ma grazie al PNRR è possibile richiedere i fondi per realizzare servizi pubblici digitali con il supporto di fornitori esterni.
Questo contenuto vuole essere una guida minima, dedicata agli Enti Pubblici che si ritrovano alle prese con la digitalizzazione.
In questo articolo troverai:
La strategia Italia Digitale 2026
Come anticipato nell’introduzione, la strategia Italia Digitale 2026 prende le mosse dal PNRR e individua gli obiettivi e il piano di attuazione per la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione.
Il macro-obiettivo è portare l’Italia nel gruppo di testa in Europa per il digitale.
Gli indicatori per valutare il raggiungimento di questo obiettivo sono 5:
Estendere l’identità digitale al 70% della popolazione italiana;
Educare almeno il 70% della popolazione alle competenze digitali;
Favorire la migrazione al cloud del 75% dei sistemi delle PA;
Erogare online l’80% dei servizi pubblici essenziali;
Portare la banda ultralarga a tutte le famiglie residenti sul territorio nazionale.
PNRR per la Trasformazione digitale
La scelta di destinare larga parte dei fondi del PNRR per la trasformazione digitale, da parte della presidenza del Consiglio dei Ministri, è strategica per realizzare questo ambizioso progetto.
Dei fondi messi a disposizione dall’Europa per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ben il 27% è dedicato alla transizione digitale.
I principali assi di intervento sono due:
- La digitalizzazione della PA;
- La realizzazione di reti ultraveloci.
In questo contesto, ci interessa particolarmente la PA Digitale. Per questo obiettivo sono stati stanziati 6,74 miliardi di euro. Gli enti possono richiedere i fondi del PNRR partecipando ai diversi bandi e avvisi che vengono pubblicati.
Ma quali sono gli aspetti che richiederanno uno sforzo proattivo da parte delle Amministrazioni Pubbliche?
Le sfide per gli Enti: la migrazione al cloud e i servizi pubblici digitali
All’interno della strategia digitale ci sono due cronoprogrammi che riguardano da vicino gli Enti Pubblici:
- La migrazione al Cloud
- L’erogazione di servizi pubblici digitali.
La migrazione al Cloud
La migrazione al cloud nella Strategia Italia Digitale 2026 prevede dei micro-obiettivi da raggiungere nel tempo, che dovrebbe concludersi nel secondo quarter del 2026 con 12.464 Enti Pubblici migrati al Cloud.
Questa è una vera e propria sfida per gli Enti dal momento che la migrazione dei dati verso il Cloud richiede da un lato degli investimenti (largamente coperti dal PNRR), dall’altro delle scelte tecniche efficaci.
A lungo si è discusso della sicurezza dei servizi cloud per la conservazione dei dati e soprattutto dei dati personali. Oggi i principali software as a service in cloud garantiscono standard di sicurezza piuttosto elevati, con una maggiore accessibilità e agilità nel lavoro.
Tuttavia, per una migrazione funzionale, è importante individuare i SaaS più adeguati e tutti gli strumenti di contorno per permettere alle amministrazioni di svolgere al meglio il lavoro.
Sicurezza, efficienza, adattabilità e scalabilità devono essere le parole chiave per migrare al Cloud.
In questo sono avvantaggiate le Amministrazioni che hanno già sperimentato i SaaS in Cloud, ad esempio per gli Analytics a fini statistici o di Decision Making. La competenza sulla gestione e l’analisi dei dati è in generale una delle competenze cruciali per la realizzazione della strategia digitale entro il 2026.
L’erogazione di servizi pubblici digitali
La seconda sfida operativa per le PA italiane riguarda l’erogazione di servizi pubblici. Tali servizi devono essere accessibili, usabili, sicuri e ripetibili per creare un’esperienza utente riconoscibile e intuitiva in tutti i punti di contatto digitale con le PA italiane.
La Misura 1.4.1 del bando Esperienza del Cittadino nei servizi pubblici è un esempio di questo processo.
La Misura stanzia fondi suddivisi in due tipologie di progetto:
- Cittadino Informato, per la realizzazione di siti web.
Il sito deve essere:
- accessibile anche da utenti con disabilità;
- inclusivo;
- trasparente;
- sicuro;
- ospitato su Cloud Provider Services qualificati e certificati;
- compliant alle Linee Guida AgID;
- con metadati accuratamente compilati.
- Cittadino attivo, per la realizzazione di servizi pubblici digitali.
I servizi devono essere:
- sicuri per i dati, la privacy e i pagamenti;
- su Cloud certificati;
- accessibili via SpID o CIE ecc.
Devono consentire al cittadino alcune opportunità, tra le quali:
- di ricevere alla presentazione di un’istanza;
- di avere visibilità sullo stato della domanda / pagamento;
- di salvare un’istanza in bozza ecc.
In entrambi i casi, oltre ai fondi PNRR messi a disposizione dei comuni, vengono individuati dei criteri di conformità per realizzare i progetti.
I modelli scelti sono quelli inclusivi di Designers Italia, mentre le piattaforme devono essere realizzate sempre scegliendo Cloud Server Provider certificati AgID.
Il bando dà agli Enti la possibilità di selezionare un fornitore esterno a patto che il sito e i servizi web rispecchino tutte le disposizioni, che trovi riportate nell’allegato 2 della misura.
Questo è il caso degli Enti Comunali e che quindi ha coinvolto quasi 8000 enti locali, ma la sfida della digitalizzazione spetta a tutti gli enti.
Un approfondimento del dott. Pietro Collevecchio su PAChannel esamina alcuni dei bandi in corso per la PA Digitale 2026
Se vuoi approfondire questo argomento, leggilo gratuitamente e senza registrazione.
Leggi tuttoLa piattaforma PA Digitale 2026
Pa Digitale 2026 è“:
“il sito del Dipartimento per la trasformazione digitale che permette alla PA di accedere ai fondi di Italia digitale 2026. Il sito sarà il punto unico di accesso per avere informazioni sugli avvisi dedicati alla digitalizzazione della PA, fare richiesta di accesso ai fondi e rendicontare l’avanzamento dei progetti. Inoltre è possibile richiedere assistenza diretta e avere tutte le info sulle azioni di accompagno previste dal Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei ministri” (F.A.Q. del Governo).
Tale punto di accesso alle risorse per la transizione digitale messo a disposizione dal Dipartimento per la trasformazione digitale, e fruibile al link: https://padigitale2026.gov.it/
Può accedere alla piattaforma PA Digitale 2026 un rappresentante legale dell’amministrazione o un suo delegato, tramite identità digitale o carta d’identità elettronica e attiva un profilo dedicato al suo Ente. Per effettuare l’accesso, inoltre, l’incaricato deve avere accesso alla PEC dell’Ente.
Il Responsabile della Transizione Digitale o RTD
Il Responsabile della Transizione Digitale o RTD è una figura individuata in tempi recenti, con lo scopo di coordinare la digitalizzazione della PA e favorire la trasparenza verso i cittadini. Ciascuna amministrazione individua un Responsabile per la Transizione Digitale. Il network creato da queste figure, in tutto il Paese, sarà indice del livello di maturità digitale raggiunto dalla PA italiana.
Nella sua missione l’RTD può essere supportato da consulenti esterni, secondo un approccio detto Open Innovation. Gli strumenti normativi a sua disposizione gli permettono di individuare dei fornitori esterni o dei consulenti ai quali affidare parte del lavoro con una procedura semplificata, detta Appalto Innovativo.
Per conoscere meglio la figura del Responsabile della Transizione Digitale, leggi su PACHANNEL:
“Il Responsabile della Transizione Digitale” Una figura chiave nella nuova PA digitale
Leggi tuttoL’RTD e l’esperienza del cittadino
L’RTD avrà quindi un ruolo piuttosto delicato: mettere in relazione Enti e Cittadini, individuando le azioni virtuose per la digitalizzazione, i servizi pubblici da realizzare e i fornitori.
Questo aspetto può essere definito Esperienza del Cittadino, o con un’espressione anglosassone “Citizen Experience”. Rappresenta il modo in cui avviene l’interazione tra il cittadino e gli enti attraverso la fruizione di servizi pubblici digitali.
Accessibilità, inclusività, design user friendly, efficacia dei servizi e privacy sono asset fondamentali per il cittadino utente, che attraverso la Citizen Experience esercita il suo diritto alla cittadinanza digitale.
Il Codice di Amministrazione Digitale
Uno strumento normativo che le amministrazioni non possono ignorare quando si parla di digitalizzazione della PA è il Codice di Amministrazione Digitale, o CAD.
Non si tratta di una novità, perché la sua prima introduzione risale al 2005. Il Codice ha però subito una serie di semplificazioni, anche nel linguaggio, nel corso degli anni.
Il Codice rappresenta un testo unico che norma l’informatizzazione della Pubblica Amministrazione nei rapporti con i cittadini e con le imprese.
Tra gli aspetti più impattanti, il CAD riconosce il diritto alla cittadinanza digitale.
La cittadinanza digitale sancisce che tutti i cittadini hanno diritto ad avere un’identità digitale, un domicilio digitale, e a fruire dei servizi pubblici accessibili online, anche da tablet o smartphone.
Su PA Channel trovi un breve approfondimento sul Codice di Amministrazione Digitale:
“Codice Amministrazione Digitale” Tutte le norme per l’informatizzazione della PA italiana
Leggi tuttoOltre la strategia sulla PA Digitale 2026
La digitalizzazione della PA non consiste solo nell’adottare servizi pubblici, Cloud saas e strumenti tecnologici.
Modificare il punto di vista e attuare strategie di digitalizzazione che riguardano i processi interni e la comunicazione con i cittadini è un obiettivo più ampio, ma decisamente più significativo da perseguire.
Proprio di questo parleremo nei prossimi due paragrafi, con degli approfondimenti dedicati.
Digitalizzare gli strumenti o digitalizzare i processi organizzativi?
I processi organizzativi nelle Pubbliche Amministrazioni sono tanti e di natura diversa. Attengono perlopiù all’area che possiamo definire di “Controllo Strategico” dell’ente.
A titolo esemplificativo, sono processi organizzativi chiave per tutte le PA:
- l’anticorruzione;
- il trattamento dei dati personali;
- il PEG;
- la gestione dei Ciclo delle Performance ecc.
Molti di questi sono oggi confluiti nel nuovo Piano Integrato PIAO. Molti di questi processi possono essere informatizzati e digitalizzati con strumenti sicuri e certificati AgID, accessibili anche da casa durante il lavoro agile o in smart working.
Anche la digitalizzazione dei processi consente agli Enti di snellire la macchina amministrativa e di svolgere con più efficienza e rapidamente le attività di pianificazione e misurazione, in tutti gli asset chiave e gli adempimenti obbligatori per legge.
Ti suggeriamo di leggere, a questo proposito, l’intervento dell’ing. Giuseppe Bottasini – esperto di organizzazione e di transizione digitale Sistema Susio su PA Channel:
La sfida della transizione digitale: le condizioni di successo per gli enti pubblici.
In questo approfondimento (che puoi leggere gratuitamente e senza registrazione), l’ing. Bottasini condivide alcune riflessioni sulla transizione digitale, alla luce anche dell’importanza dei processi organizzativi, dello smart working e delle norme che la PA è tenuta a rispettare.
Leggi tuttoAlle PA serve fare marketing?
Il secondo aspetto che vogliamo approfondire, come piccolo extra rispetto al tema della strategia per la PA digitale 2026, è la comunicazione delle Amministrazioni con i cittadini. La fruizione di servizi pubblici e il diritto alla cittadinanza digitale portano con sé una maggiore partecipazione attiva dei cittadini alla vita “digital” degli Enti.
Il meccanismo non è poi così dissimile da quanto avviene nel settore privato, dove gli utenti sono clienti e non cittadini, ma scambiano dati personali in cambio di contenuti di valore.
Per le Amministrazioni Pubbliche come per le aziende, dare valore aggiunto è una necessità per creare legami di fiducia con i propri utenti.
Nel caso delle PA, la comunicazione efficace e la fruizione efficiente dei servizi pubblici possono creare fiducia tra i cittadini e i diversi apparati statali.
Di fatto, quindi, le PA potrebbero opportunamente dotarsi di strategie di marketing per:
- informare i cittadini;
- ottenere feedback per migliorare i servizi;
- costruire una relazione diretta con i cittadini.
Il digitale ha la capacità di tagliare le distanze tra gli Enti e le persone che fruiscono dei servizi e per questo è un’opportunità da non perdere anche nell’ottica di una comunicazione semplificata e trasparente.
Dove condurre questa rivoluzione? Sui social, sul sito web dell’Ente, sui servizi. La prima regola aurea è quella di scegliere un linguaggio comprensibile, lontano dalla lingua burocratica che è difficile da capire e può creare diffidenza.
Meglio invece rivolgersi ai cittadini in maniera trasparente e aperta, favorendo un modello di scambio comunicativo e non più informazioni up to down.
Vuoi sapere di più sul marketing nella PA?
Leggi l’approfondimento dedicato su PA Channel
Tra i relatori, il dott. Christian Tosolin – Social Media Manager Comune di Trieste e il dott. Bruno Susio – Esperto di innovazione e di valutazione delle performance delle Pubbliche Amministrazioni.
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